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Il gene della matematica

di Keith Devlin

Il libro, dal titolo originale The Math Gene, è stato tradotto in italiano da Isabella Blum. Keith Devlin insegna alla School of Science del St.Mary's College di Moraga (California) ed è Senior Researcher al Center for the Study of Language and Information della Stanford University. Autore di numerosi volumi, ha scritto decine di articoli di argomento matematico. Collabora al Guardian e al Los Angeles Times e partecipa a numerosi programmi di divulgazione scientifica.

Un libro appassionante, molto piacevole da leggere, adatto a chiunque sia affascinato, intimidito o respinto dall'universo dei numeri. L'autore si propone di spiegare perché molti detestano la matematica, altri la trovano difficile, ben pochi la amano, ma - quel che più conta - prova ad insegnarci a considerare i numeri come vecchi amici, con lo scopo di migliorare le nostre abilità in questa disciplina.

Riportiamo un breve passo (Invenzione o scoperta?) preso dal Capitolo 5, per evidenziare il tipo di prosa dell'autore.

«Spesso la gente si chiede se la matematica debba considerarsi frutto di invenzione o scoperta. Per quanto riguarda la mia personale esperienza, la sensazione che si prova facendo matematica è quella della scoperta. Quando lavoro su un problema o cerco di produrre una dimostrazione, la mia sensazione è che la soluzione o la dimostrazione siano "là fuori", in attesa che io le trovi. Certo la dimostrazione di Euclide -quella sui numeri primi- comportò un'inequivocabile componente di creatività umana: ma si tratta della creatività associata alla scoperta, non di quella dell'invenzione. Se Euclide non fosse arrivato a quella dimostrazione, qualcun altro, sicuramente, lo avrebbe fatto al suo posto. In matematica, infatti, capita spesso che diverse persone trovino simultaneamente e in modo indipendente le une dalle altre quella che, nella sua essenza, è la medesima dimostrazione di un nuovo risultato. Pertanto, in matematica, l'elemento creativo non è della stessa natura di quello implicato, per esempio, nella scrittura di un'opera teatrale. Se Shakespeare non fosse vissuto, nessuno avrebbe scritto l'Amleto.

Ma se la matematica è un processo di scoperta, si tratta comunque di una scoperta molto singolare. Essa scopre fatti riguardanti un mondo astratto interamente creato (!) dalla mente umana: un mondo astratto che, come è dimostrabile, 5000 anni fa non esisteva affatto, e gran parte del quale ha solo qualche centinaio di anni (alcune sue parti, poi, sono molto più giovani).»

Keith Devlin ha vinto la terza edizione del premio Peano (2002) con questo volume e con Il linguaggio della matematica, ed. Bollati Boringhieri.

pagina pubblicata il 26/02/2004 - ultimo aggiornamento il 26/02/2004